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Cenni storici

Cesio e le Origini
La nascita di un insediamento abitativo dal quale trae origine l'odierno Cesio è da collocarsi quantomeno all'inizio del millennio.

Il nome dell'attuale località pare fondarsi, come altri della valle, su di un cognome gentilizio romano.

Cesio infatti si può ritenere derivato dal prenomen Caesius divenuto poi Cexàn e Cesanus o Cexenus nel latino medioevale.

Cesio ed i Ventimiglia
Già sotto il dominio dell' episcopato albenganese, con atto di investitura del 20 maggio 1150 il Vescovo Edoardo infeuda il paese a Filippo e Raimondo conti di Ventimiglia, che avevano ereditato da Adelaide vasti possedimenti nella valle del Maro, investendoli delle relative decime (così è anche per i vicini Lucinasco, Caravonica ed Arzeno), "ob remunerationem quamplurium obsequiorum sibi et predecessoribus prestitorum".

I Ventimiglia estendono in tal modo il dominio della Contea del Maro su di un ampia zona che comprende anche l'alta val Prino e presto fanno lega con la potente Genova.

Ad essa, Il 26 settembre 1233 Raimondo, Conte del Maro prometteva di pagare lire 700 per le collette e concedeva il diritto di far leva di uomini di Cesio e degli altri paesi della contea. Detti obblighi furono confermati con sentenza arbitrale del 5 agosto 1255.

Il 9 giugno 1251 i Conti di Ventimiglia, si sottomettevano definitivamente a Genova, la quale coglieva l'occasione per ricordare agli abitanti di Cesio che dovevano giurare fedeltà ai Conti che si erano messi sotto la sua protezione.

Cesio ed i Doria
Sotto ai Ventimiglia signori del Maro, Cesio resterà fino al 9 ottobre 1301 quando viene venduto (paese e castello) dal conte Oberto a Federico Doria per la somma, all'epoca considerevole, di 1600 lire genovesi. Quest'ultimo atto fu rogato dal notaio Iacobus de Maremo ad Oneglia in gradino apud palacium.

Con tale acquisto il Doria completa il proprio disegno egemonico su Oneglia e la sua valle, comprate tre anni prima da Vascone Vescovo di Albenga, fondando in tal modo un Principato che seppur frazionato nel corso degli anni fra i vari eredi avrà vita fino all'alba del XVI secolo.

Ma sotto il dominio della nobile casata genovese che tanto lustro ha dato alla terra di Liguria, il paese di Cesio resterà per quasi cinque secoli con una continuità che non conosce eguali nella valle.

Difatti, quando nel 1576 i Doria, cedono il loro principato ai Savoia. Giò Girolamo Doria signore di Cesio e Testico volle riservarsi questi ultimi come sua signoria particolare.

E gli eventi dei secoli successivi confermano come la signoria dei discendenti di questo ramo della casata di origine genovese, poi trasferitasi a Ciriè (da cui il titolo di Doria Marchesi di Ciriè, Duchi di Cavalermaggiore e Signori di Cesio e Testico) venga esercitata in maniera effettiva e pressoché continua.

E' peraltro probabile che in quegli anni i Doria subinfeudassero il paese ad un signorotto locale. Conferma in tal senso verrebbe dalla tradizione orale che vuole il paese governato in epoca medievale da un presunto "Conte" Cesio. Più cogente è senza dubbio il fatto che la famiglia Cesio risultasse iscritta alla nobiltà della vicina Albenga (della cui Diocesi il paese ha del resto sempre fatto parte).

Nel 1614 anche Cesio vive il dramma della devastante invasione degli Spagnoli che, entrati ad Oneglia ed inalberato sul castello la bandiera regia, occupano e saccheggiano vari paesi della valle tra cui appunto Cesio..

Le vessazioni e iberiche furono così rilevanti da indurre Stefano Doria, all'epoca Signore di Cesio e Testico, ad inviare una supplica al Re di Spagna con cui chiedeva un indennizzo. Il dominio spagnolo terminerà poi nel 1618.

Il governo dei Doria sul paese permane anche quando, e precisamente il 17 dicembre 1620, Carlo Emanuele di Savoia infeuda al figlio Emanuele Filiberto, Oneglia con la sua valle, il Marchesato del Maro il Contado di Prelà e il Marchesato di Zuccarello che insieme riuniti eleva a Principato.

In tale occasione Emanuele Filiberto ottiene la rinuncia dei vari feudatari tranne quella del Doria Marchese di Ciriè che, col pretesto di non intendersi sul prezzo, non vuole rinunziare ai feudi del Maro, Prelà e Carpasio, forse proprio perchè egli era anche signore in assoluto di Cesio e Testico.

L' 8 gennaio del 1703 Vittorio Amedeo II di Savoia e I'imperatore , prevedono la cessione al duca di alcuni feudi dipendenti dal ducato di Milano. La cessione ebbe luogo soltanto in occasione dei preliminari della pace di Vienna del 3 ottobre 1735 tra la Francia e l'Austria. Il numero dei feudi ceduto ammontava a 57, fra i quali avrebbe dovuto essere compreso Cesio il quale però resta ancora ai Doria di Ciriè

E a questi rimane nonostante una clausola segreta del trattato di Aranjez (primo maggio 1745) , che impegnava i Sovrani di Francia, Spagna e Napoli ad acquistare per cedere poi a Genova vari territori liguri-piemontesi tra i quali Cesio. A seguito della pace di Aquisgrana Genova non entrerà in possesso di tutti i predetti territori, dovendo rinunciare ai feudi delle Langhe e ai territori onegliesi.

Cesio ed i Savoia
L'inarrestabile crescita dello stato Sabaudo porta Il 3 ottobre del 1752 alla cessazione del plurisecolare dominio sul paese di casa Doria il quale durava pressochè ininterrotto dal lontano 1301.

Difatti il Duca di Savoia con generale editto, evocò alla corona i feudi esistenti nei suoi stati; il provvedimento tocca anche al Marchesato del Maro e alla Contea di Prelà, i feudi cioè che non era mai riuscito a riscattare.

Insieme ad essi il Savoia ottiene appunto anche i feudi di Cesio e Testico sui quali la futura italica Real Casa non vantava alcun diritto feudale, anche se in ordine a tale editto alcuni storici sostengono l'invalidità proprio a proposito dei feudi di Cesio e Testico.

Nell'occasione vennero valutate le rendite di tali feudi: 8186,14 £ per il Maro, 1996,12 £ per Prelà, 1760 £ per la Signoria di Cesio e Testico.

Siamo ormai in epoca rivoluzionaria quando, dopo la presa di Oneglia da parte del Massena (8 aprile 1794) il Buonarroti nella sua foga anticlericale fece arrestare molti prelati della valle tra i quali il rettore di Cesio.

Pochi anni più tardi nelle vicinanze del paese, presso il monte Mucchio di Pietre si combattè un epica battaglia fra i Francesi e gli Austriaci i quali ebbero la meglio in uno scontro che vide impiegati più di 2000 uomini.

Siamo ormai in epoca contemporanea.

Dopo il Congresso di Vienna le vicende di Cesio seguiranno prima quelle del Regno di Sardegna e poi quelle del Regno d'Italia.


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